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le armi | 191 |
Poi, la frullana: quella che lavora
come quell’altra che disfà le vite:
164lavora all’ombra, prima dell’aurora.
Cade la guazza allora, cade il mite
sonno, dal cielo. Un sibilo si sente
167correre per le praterie fiorite.
Dormite il sonnellino d’oro! È gente
che falcia: taglia tutto, paleino,
170loglio, trifoglio, veccie, timi, mente.
Tre volte il prato parve un altro, insino
che fu segato: tutto rosso a gli occhi
173e tutto giallo e tutto gridellino.
Poi mise fuori ciuffi code fiocchi
spighe rappe, la nebbia esile e vana,
176pendule nappe, tremuli balocchi.
Ora tutto ha falciato la frullana.
Su la sericcia s’è ammucchiato il fieno,
179chè dai fossi chiamava acqua la rana.
E spesso dalle Panie ora un baleno,
come una bocca aperta, alita, e fa
182vedere i mucchi: ed ogni volta un treno,
lontano, un po’ rotola sordo, e sta.