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162 l’eremita


Quando al vespro del mio dì combattuto
dilegueranno, io penserò che, vere,
16le avrei non meno dileguar veduto.

Nel cuore sono due vanità nere
l’ombra del sogno e l’ombra della cosa;
19ma questa è il buio a chi desìa vedere,

e quella il rezzo a chi stanco riposa„


iii


A sera, disse: “Il servo, umile e grato,
ti benedice! Tu mi desti, o Dio,
23l’aver provato e non aver peccato.

L’anima mia tu percotesti e il mio
corpo di tanto e tal dolor ch’è d’ogni
26dolcezza assai più dolce ora l’oblìo.

Infelice cui l’occhio apresi ai sogni,
apresi nella grande ombra che tace,
29sia che già tema, sia che sempre agogni!

Piansi, non piango: io dormirò: sia pace!„


iv


E velò gli occhi il pallido eremita.
Ed ecco gli fluìa per i precordi
33il dolce sonno della stanca vita;