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PREFAZIONE

ALLA PRIMA EDIZIONE





Maria, dolce sorella: c’è stato tempo che noi non eravamo qui? che io non vedevo, al levarmi, la Pania e il Monte Forato? che tu non udivi, la notte, il fruscìo incessante del Rio dell’Orso? Il campaniletto di San Niccolò, bigio e scalcinato, che mi apparisce tra i ciliegi rosseggianti de’ loro mazzetti di bacche, e i peri e i meli; quel campaniletto, c’è stato tempo in cui non lo sentivamo annunziare la festa del domani? Din don... Din din don Din din don... Non fu quel prete smunto e cereo, che viene su per la viottola col breviario in mano, non fu esso il rettore che ci battezzò? non era Mère il buon contadino che ci rallegrava fanciulli col suo parlare a scatti, coi suoi motti e proverbi curiosi? «Il cane fa ir la coda, perchè non ha cappello da cavarsi»: ecco una sua osservazione sot-