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aveva vissuto quasi tutta la sua vita; fu principe debole ed infelice nelle sue guerre colla Russia, la quale, durante il suo regno, s’impadronì delle provincie turche oltre il Danubio e principalmente della Crimea di cui rimase poi sempre in possesso. Morì il 7 aprile 1789.
ABEL (Nicolò Enrico). Celebre matematico, nato presso Arendal in Norvegia il 25 agosto 1802, morto il 6 aprile 1829. Nella brevissima sua vita egli giunse co’ suoi profondi e numerosi lavori a mettersi al paro dei più grandi geometri moderni. Fra i suoi lavori principali ebbe gran plauso il suo Trattato dell’impossibilità di sciogliere le equazioni di gradi superiori al quarto. Christiania, 1824. Con questo trattato Abel ha cercato di mostrare che le radici di una equazione del quinto grado o di un grado anche superiore non possono essere espresse con una funzione generate algebrica; nel che vogliamo notare essere egli stato però prevenuto dal celebre nostro matematico Paolo Ruffini che scoperse e dimostrò tali verità 21 anni prima.
ABELA (Giovanni Francesco). Nacque a Malta verso la fine del secolo XVI, è particolarmente noto per la sua Malta illustrata, ovvero della descrizione di Malta colle sue antichità ed altre notizie (Malta, 1647). opera ricca di molta e sicura erudizione. Da essa rilevansi parecchie notizie della sua vita. Nel 1610 era con l’armata dell’Ordine sul vascello ammiraglio. Fu in commercio epistolare coi dotti più distinti del suo tempo. L’opera sua fu tradotta in latino da Seiner ed inserita nel Thesaurus antiquitatum et historiarum Siciliæ del Grevio.
ABELARDO (Pietro). Celeberrimo professore del secolo XII, noto pel suo ingegno del pari che per le sue sventure colla sua amante Eloisa, nacque nel 1079 a Palais, piccolo villaggio situato nei dintorni di Nantes. Mori nel 1142, nel priorato di S, Marcello presso Cluny. La conoscuuistima lettera di Eloisa ad Abelardo, scritta da Pope, che è animata da tutto il fuoco d’un amore infelice, e contaminata ad un tempo dall’impura immaginazione del poeta, ha reso famigliare il nome di Abelardo a tutti coloro che per avventura non conoscono se non imperfettamente la vera sua storia. Il vero interesse storico della vita di Abelardo è riposto nello stato delle cognizioni durante il tempo in cui egli acquistò la sua fama. Giudicando Abelardo nella sua ortodossia cattolica, certo è che egli negò la discesa di Gesù Cristo all’inferno. Gesù Cristo, secondo lui, non patì per redimerci dalla schiavitù del demonio, ma solo per mostrarci la sua smisurata carità; altra grazia parve non ammettesse dalla fede in fuori: nel peccato originale che si contrae non vide che una pena e non una colpa; non conobbe altri peccati fuorché quelli che stanno nel disprezzo di Dio: non quelli d’ignoranza; ed asserì non aver peccato i crocifissori di Cristo. Pose limite alla onnipotenza divina, sostenendo non poter Dio fare se non ciò che conviene; e tutto ciò che convien farlo certamente,, e perciò la potenza di Dio non estendersi oltre a ciò che da lui è fatto; per la stessa ragione credette non poter Dio impedire i mali. "Eroe romanzesco nella Chiesa, così scrive di lui Cousin, spirito arguto in tempi barbari, capo scuola e presso che martire di una opinione, ebbe tutto che contribuir potesse a renderlo un personaggio straordinario. Ma di tutti questi titoli quello che gli assegna un luogo distinto nella storia dello spirito umano è l’invenzione di un nuovo sistema filosofico, e l’applicazione di questo sistema e in generale della filosofia alla teologia." Cousin, che pubblicò parecchie opere inedite di Abelardo (Paris, 1836), ne ha pure commentate ed illustrate le dottrine.
ABELE. Re di Danimarca: figlio di Valdemaro II. contese il trono ad Erico suo fratello maggiore, e lo fece assassinare in un convito. I Frisii si ribellarono contro di lui e lo uccisero nel 1252, dopo una battaglia in cui le sue truppe furono sconfitte.
ABELE, figlio dì Adamo (vedi).