attiva del dugento e la devozione secentesca attraggono la nostra fantasia più che non s’impongano all’occhio le tracce scolorite o, che è peggio, ricolorite delle antiche pitture. V’è in Santa Maria a Campi una cappella giottesca, nell’angolo più oscuro della chiesa; la Madonna del Carmine tra S. Lorenzo e il Battista, l’Annunciazione della Vergine, i miracoli di Cristo sembrano svanire nell’ombra; ed è gran fortuna, perchè rimangono insieme alle fronti austere ed alle bocche dolorose coperte da un velo di silenzio e di tenebra le scelleratezze che i restauratori consumarono su quella pallida purità. E v’è un’Annunciazione, anch’essa di sapore giottesco, tristamente ritinta di un putrido rosso pomodoro; e v’è una Madonna quattrocentesca coi santi Lorenzo, Bartolommeo, Giovanni Battista e Antonio; e in sagrestia una ricca pianeta e un dolcissimo S. Giovannino in terra cotta ed un candelabro trecentesco, alto, semplice, diritto. E v’è a Campi un palazzetto pretorio, umile e rusticano alquanto, ma gradevole per la sua fresca architettura e per i molti stemmi che ne avvivano la