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porta del palazzo nencini in via garibaldi.

(Fot. I. I. d’Arti Grafiche).
distrutte e i beni confiscati. Oltre questo episodio non vi ha ricordo di speciali animosità; anzi pare che i Fiorentini lasciassero al comune di Prato una certa libertà nell’eleggere alcune cariche: nel 1460 permisero agli Otto difensori del comune e popolo di Prato di continuare la riforma degli statuti.

Il 6 aprile 1470 un tumulto inatteso turbò la città operosa, ma per cinque ore soltanto.

Bernardo Nardi ribelle fiorentino con cinquanta fuorusciti pratesi e pistoiesi, corrotti alcuni messi del Potestà, prendeva la rocca, arrestava il Potestà medesimo e correva gridando: Viva il popolo di Firenze e la libertà.

Nessuno si mosse: dodici rivoltosi furono impiccati sul fatto, Bernardo ferito fu condotto a Firenze e dopo pochi giorni decapitato.

Ma il fatto più lacrimevole e più noto della storia pratese è il sacco compiuto atrocissimamente dai soldati spagnuoli nel 1512: sacco che durò dal 29 agosto al 19 settembre. grafo del palazzo novellucci in via cairoli. «Dalle descrizioni di questa sciagura, osserva il Repetti, apparisce piuttosto che un sacco di robe e di effetti, una tragedia di innocenti persone, un cumulo di violenze e di martori dati da cannibali; come che non sia totalmente improbabile che in quel frangente di troppo lunga durata tenessero mano agli assalitori anche dei fuorusciti pratesi, pistoiesi e fiorentini». Giulio II nello stesso anno segnava tre bolle autorizzando l’arcivescovo di Firenze e il proposto di Prato e il vicario di Pistoia a fulminar scomuniche contro quelli che non restituissero i beni usurpati durante il sacco agli ospedali di Prato.

Sotto il primo Granduca il gonfaloniere