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freschi in parte ben conservati o molto restaurati con cui Nicolò di Pietro Gerini ha inneggiato alla vita di Matteo e di Antonio Abate. La Crocifissione in gran parte accecata dall’umido e le imminenti figure degli Evangelisti nella volta forse troppo ridipinta, sono attribuite a Lorenzo di Nicolò: fra le storie di S. Matteo, elegantissimo è il corteggio delle dame nella scena della Reginetta Etiopica risuscitata; e l’assassinio del santo officiante ha il sapore drammatico della ingenuità giottesca; mentre i due poveri a destra, nella storia di S. Antonio che fa l’elemosina, esprimono uno studio realistico molto più concreto ed efficace.

Il restauro compiuto nella chiesa di S. Francesco non si può né pure pensare per l’altra chiesa sincrona di S. Domenico. Solo un fianco esterno rosseggiante di laterizii mostra la struttura antica che troppo facilmente si aggiudica a Giovanni Pisano. Basti ripensare a una imagine minore di S. Croce.

Di faccia a S. Domenico è una chiesetta, dedicata a S. Caterina. Lo spettatore non sognerebbe mai che vi si trovi una opera mirabile del quattrocento fiorentino,