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16 | italia artistica |
alle sue liti, a tutte le divagazioni e vicissitudini de’ suoi amici. Certo se nell’aprile del 1464 non si fossero risoluti a fissare per la fine di agosto l’estremo limite della loro pazienza, essi avrebbero avuto ancora da aspettare.
Ma la cappella a noi lontani di quattro secoli rifulge de’ pregi dell’arte intrinseci. E con la visione caldamente umana della monaca amata anzi redenta dalla schiavitù del chiostro (poiché Lucrezia Buti non aveva spontaneamente professato fede nel chiostro di S. Margherita a Prato) essa si avviva di un ardore mistico e voluttuoso insieme. Quando nelle ore antimeridiane il sole rende gemmea l’alta vetrata di Lorenzo Pelago prete fiorentino (1459), le calde note porporine fiammeggiano di vita e di sangue. E anche le parti che più vaniscono per la incuria degli uomini e le altre di suprema bellezza che il più stupido e ciarlatanesco baldacchino nasconde per quasi quattro mesi dell'inverno, rispondono alla animazione della luce; come nei giorni febbrili in cui il frate mal dominatore del suo cuore col povero Fra Diamante rispondeva a’ suggerimenti della sua donna col trasfigurarla e perpetuarla nella vaghissima figura di Salome. Poiché certamente nella Danza di Salome tutta l’anima di Fra Filippo vibra e si esalta.