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28 italiani all’estero

noi abbiamo dovuto tenerci paghi ad accennare di sfuggita i multiformi problemi che dal fenomeno grandioso traggono origine, presentandosi in forma di speranze confortevoli, od ergendosi come incognite minacciose sull’orizzonte avvenire della patria nostra.

E se le seconde più spesso delle prime parvero occuparci, e un certo pessimismo presiedere alla sommaria rassegna, fu perchè io penso che il laborioso problema non potrà avviarsi a principio di soluzione fino a quando le illusioni dell’empirismo unilaterale e superficiale non abbiano ceduto il campo alla visione obiettiva del fenomeno, lontana tanto dalla retorica di parte che dai lenimenti soporiferi del quietismo ottimistico.

Ma allo stesso criterio positivo che fu mia legge nella frettolosa esposizione mentirei ora, se tacessi concludendo il senso di conforto che, malgrado ogni tristezza di episodî, nasce entro di noi dallo spettacolo vario, incessante, smisurato di questi milioni di energie italiane che in ogni latitudine e sotto ogni cielo, lottano, e vincono talora, nella battaglia quotidiana e rude dell’esistenza, nell’ascesa faticosa verso la ricchezza.

Se l’emigrazione italiana fu definita, per le sue origini e le sue forme, un fenomeno di dolorosa sofferenza umana, non può negarsi che un’affermazione di vitalità organica vigorosa e promettente si riveli, attraverso i dolori individuali, dal quadro di questa imponente, spontanea manifestazione collettiva: che una promessa suoni pur nel coro confuso di tutte quelle umili voci di miserabili, di sfruttati, di reietti, associate in un poderoso asserto del loro superiore diritto all’espansione, al lavoro, alla vita dignitosa e feconda.

S’io abbia saputo mostrare fino a qual punto possa da noi dipendere che tanta somma di operosità, di audacie, di sacrifici italiani non vada totalmente dispersa per la patria in mezzo al conflitto accanito di influenze rivali, che si perpetueranno, sia pure in forme alquanto diverse che nel passato, nella civiltà di domani, non so, ne dubito purtroppo assai.

Questo io so soltanto: che l’ora è ormai venuta in cui alla visione gretta d’un popolo chiuso dall’inerzia entro i proprî confini, senilmente consunto nelle loquaci gare di piccole ambizioni locali, non curante o pauroso di raccogliere