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italiani all’estero 23


Un ultimo sguardo a due grandi regioni, dove la lotta per l’italianità si combatte, fra mille insidie, più gagliarda, potrà mostrarci, prima di concludere quale sia, anche in campi pratici più speciali, l’importanza della missione al compimento della quale la Dante Alighieri ha convocati quanti, usciti da qualsiasi classe e devoti a qualunque fede, ricordano e sanno di esser anzitutto e sopratutto italiani.


Di fronte alla Sicilia, in una insenatura profonda di quel litorale africano le cui mobili sabbie non han potuto anco svellere intieramente i segni della gloria e della conquista romana, si spiega dinnanzi al mare una bianca città, che la nuova Italia ha per molt’anni sognato di possedere un giorno, quasi per diritto di accessione spontanea, mercè l’iniziativa intraprendente dei suoi figli trasmigrati. Oggi ancora, dopo venticinque anni dacchè l’abilità della nostra diplomazia ha fatto di Tunisi una provincia algerina, non si può passeggiare per le vie della città, né, più ancora, addentrarci nelle fertili campagne che la circondano, senza ricever l’impressione dell’importanza capitale che l’elemento italiano rappresenta nella florida messa in valore del paese. La verità è che, mentre il piccolo nucleo dei nuovi dominatori — 20000 funzionari, soldati o commercianti in tutto — ha impresso, una fisionomia propria all’amministrazione ed ai costumi cittadini, nulla finora è riuscito ad annientare la resistenza formidabile, per quanto passiva, che ha opposto all’assorbimento la massa ognor rinnovata dei 100 mila italiani.

Potrà parer nota discordante nel concerto di unanime compiacimento che saluta la riconciliazione latina: ma noi dobbiam pure alla verità di ricordare che poche ostilità, poche persecuzioni furon così implacabili come quelle che ebbero a subire nella Reggenza i primi occupanti italiani per parte dei nuovi padroni, ansiosi di annientare fin l’ultime vestigia del diritto storico di precedenza, da essi, in oltraggio all’altrui buona fede, così tranquillamente manomesso.

È storia il dolore, che non si ricorda laggiù senza lagrime da vecchi italiani; ma che troppi ignorano o preferiscono dimenticare tra noi.

Non era ancora insediata l’amministrazione francese