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niere, e plasmati, in ogni caso, in foggia radicalmente propria dagli ambienti sociali in cui crescono.

Anche nelle colonie più cospicue, e che sono alimentate di continuo da una incessante corrente di arrivi, a Buenos Ayres, a New York, a Marsiglia, nei porti levantini, il triste fenomeno si rivela costante. Indice troppo significativo di totale distacco: — la lingua nostra, spesso imbarbarita in gergo incomprensibile anche sulla bocca dei primi emigrati, non suona se non in eccezioni rarissime sul labbro dei loro figli, i quali, vergognoso a dirsi, occorre spesso di udir reagire come per insulto contro chi li accusi di origine italiana.

A questo trapasso angoscioso, che riduce a nulla per noi tanta parte dei vantaggi che altri popoli sanno trarre da un’emigrazione gelosamente custode della tradizione nazionale, sono troppo inadeguato rimedio le poche scuole che l’iniziativa ufficiale ha create, a salvaguardia di italianità.

È noto purtroppo come limitato sia il beneficio delle nostre scuole governative all’estero. Aperte, per spirito di routine, nei soli scali della nostra più antica colonizzazione, di organizzazione burocratica e costosissima, riguardate talora con preconcetti dai migliori elementi delle colonie, esse, mentre appaiono insufficienti ai crescenti bisogni nei centri di spontanea espansione italiana (Tunisi) si riducono ad accogliere altrove (Beirut, Aleppo, Smirne), assai più indigeni che italiani, conducendosi al bel risultato di spendere 900 mila franchi all’anno per insegnar la nostra lingua ai greci, ai tedeschi d’Oriente, agli arabi, ai turchi, mentre inondiamo il mondo di eserciti d’analfabeti.

Effetti più pratici dànno, a dir vero, in molte colonie le scuole semplicemente sussidiate, che alle società operaie o di beneficenza debbono la loro modesta e provvida vita.

Ma a persuaderci quanto inadeguate siano anch’esse al còmpito smisurato che si propongono, basterà ricordare che la loro popolazione scolastica non supera, nelle statistiche ufficiali, i 60000 alunni, di cui forse un terzo può considerarsi effettivamente frequentante. Nell’Argentina e nel Brasile di 200.000 circa nazionali, appena 14000 sono iscritti alle scuole: molto meno agli Stati Uniti, dove mancano quasi dovunque solidi istituti di affratellamento, capaci di assor-