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italiani all’estero 15

crisi delle coscienze scuoteva in esse le basi secolari della morale e delle reverenze tradizionali. Esse furon lasciate senza aiuto a lottare colle difficoltà, le sofferenze, le suggestioni menzognere; non hanno trovato una mano, un volto, un consiglio amico. Non meravigliamoci almeno se in terreno così incolto fruttò il seme dell’odio: se, a sentir parlare di ineguaglianze sociali, di redenzioni e di rivendicazioni, si destò in esse un inquieto fermento di istinti, di mal represse ribellioni, di cupidigie, e, più acuto e prorompente, un desidero di giustizia!

Signori, l’insistere che abbiano fatto sopra uno stato di cose tanto miserevole, se anche possa esser sembrato eccessivo, non apparirà privo di ragione quando si pensi che l’emigrazione lavoratrice sta per entrare dovunque in un periodo di crisi, a petto al quale le difficolta d’oggi e di ieri rappresentan condizioni di invidiabile prosperità.

Illuderci non giova, e sarebbe colpevole.

Il movimento democratico, che cresce nei paesi industrialmente più progrediti, ha adottata, nei rapporti della merce lavoro, una linea di condotta impressa da esclusivismo cosi feroce, da render di giorno in giorno più malagevole ai nostri il rispondere senza pericolo alle crescenti richieste del capitale estero. Se, già da gran tempo, le Trades Unions inglesi son riuscite ad espellere di fatto completamente dalle officine e dai cantieri britannici quasi tutte le categorie di operai italiani: se ognuno ricorda le persecuzioni selvaggie cui essi furon fatti segno altra volta, per parte dei compagni indigeni, in Francia ed in Svizzera, un pericolo più grave si fa innanzi ora, man mano che le falangi operaie riescono ad acquistare, nei parlamenti e sui Governi, un’influenza più diretta e preponderante.

Le fasi della campagna accanita, che con tenace concordia di intenti si prosegue dai partiti operai dei vari paesi nel senso di limitare o sopprimere l’accettazione del lavoro straniero, anche là dove il difetto di braccia è più evidente e più disastroso, potrebbe da solo formare oggetto di una interessantissima trattazione. A noi basterà ricordare tuttavia come questo protezionismo a oltranza si sia trasformato in legislazione positiva in tutti gli Stati dove la conquista del potere per parte delle organizzazioni proletarie può dirsi un fatto compiuto; e batta con furia crescente alle porte dei Parlamenti tuttora riluttanti ad accogliere i suoi egoistici postulati.