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14 italiani all’estero


Lo sfogliare i fascicoli dell’ottimo Boll. dell’Emigrazione procura a questo proposito una vera stretta al cuore.

Sono, nelle più ricche città degli Stati Uniti legioni intiere di operai che, avviliti ad ogni più dispregiato mestiere, convertono in torvi conati di anarchia l’odio accumulato contro l’esoso sfuttamento cui soggiacciono: — sono in Vienna turbe ognor aumentate di braccianti e di artigiani, relegati dalla deficiente coltura ad un deplorevole grado di inferiorità di fronte al proletariato locale, che all’abbiezione in cui vivono credono trovar compenso nel primato saputo conquistare in ogni manifestazione di spirito ribelle. — Sono, in parecchie regioni della Germania, agglomerazioni ogni giorno crescenti di fanciulle italiane, abbandonate senz’appoggio a mal retribuiti impieghi industriali, reclute designate del triste esercito del vizio: — sono nella Francia meridionale e centrale centinaia di minorenni, condotti con ogni raggiro di frode malvagia a morir (di stenti e di tubercolosi nelle vetrerie, vittime di una brutalità trascendente ogni qualifica di esecrazione. È tutto un popolo di derelitti e di disperati, che nell’esistenza randagia, nella sofferenza e nel dolore, quotidianamente si sente suggerito dal dileggio e dalla contumelia straniera, il disprezzo per la patria immemore e lontana, un odio cieco e bestiale per tutto ciò che alla sua psiche impulsiva di folla incosciente ne incarna comechessia, intangibile individuazione, il concetto tradizionale.

Oh! a chi stupì di fronte agli atroci fenomeni di patologia sociale che ebber nome Caserio e Luccheni, Angiolillo e Bresci, a chi guardò con meraviglia le bande di pezzenti e di criminaloidi che si affacciarono, durante i torbidi del 1898, dal confine svizzero, od alle turbe di forsennati che percorsero, deliranti di gioia, le vie di Berna e di Losanna la sera dell’assassinio di Re Umberto, ben si potrebbe rispondere che, data la lunga incuria, la negata protezione, l’abbandono tant’anni durato, è a meravigliare piuttosto tali fatti non siano stati fin qui se non minaccia isolata, sintomo precorritore della fosca bufera di sovvertimento che incombe colla visione di un nuovo Medio-Evo, cui ben potrà mancare le crociate dei cavalieri, non certo l’orde e le devastazioni dei barbari.

All’estero come all’interno noi abbiamo abbandonate senza guida le turbe del proletariato, proprio quando la