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rimasti: donne, vecchi, fanciulli; e lasciano anche un’eccedenza, che fa crescere il valore della terra, trasformando grado a grado molte contrade in aspetto di insolita prosperità.

Effetti confortevoli, cui corrisponde per di più, in alcuni paesi dell’estero, un affermarsi e dilatarsi sempre maggiore di influenze, di energie, di interessi italiani; un moltiplicarsi di gruppi ed un’estendersi di intraprese; una vittoriosa ascesa del lavoro fecondo, che, abbandonato alle sue sole forze, ha saputo dimostrare anche una volta al mondo che soltanto nella lotta pertinace, attraverso ad una selezione tragica, si acquistano le austere e gagliarde virtù dei dominatori.

Non certo malagevole tornerebbe compendiare nelle linee di un quadro ottimistico le conquiste e le vittorie che queste falangi di derelitti, cacciati dalla miseria sulla via del misterioso oltremare, hanno saputo strappare all’avversità delle circostanze contrarie, pure in mezzo agli ambienti più ostili.

Basterebbe ricordare Buenos Ayres, che deve ad architetti ed impresari italiani i suoi edifizi più superbi, e dove i connazionali nostri pareggiano ormai gli argentini nelle statistiche delle proprietà immobiliari, li superano nella ricchezza mobiliare, ed occupano nella gerarchia sociale i posti intellettualmente più alti. Basterebbe, uscendo dalla capitale platense, addentrarci in quella provincia di Santa Fè, che nei poderi e nelle case, nell’aspetto delle colture e nei nomi dei coloni ci procura l'illusione di un lembo di patria trasportato oltre l’oceano, quasi a simbolo di duratura conquista. E potrei, sulle orme di uno studioso a Loro ben noto, rintracciar le vicende trionfali di qualcuno tra i principi mercanti che, coi mezzi iniziali più esigui, tra difficoltà di ogni natura, ha fatto conoscere fino in fondo alla prateria argentina ed alle foreste brasiliane i prodotti dell’industria nazionale. Potrei evocare 1 floridi gruppi coloniali di alcuni Stati del Brasile, riproducenti nelle loro denominazioni l’immagine gloriosa delle patrie città, le figure più illustri o le date più care della nostra storia nazionale: gli immani vigneti dell’Asti Californiana piantati, diretti e in buona parte posseduti da italiani; i frutteti modello dei dintorni di New Orleans, che procurano ai nostri il monopolio di questa produzione nel Sud degli Stati Uniti: la New Italy australiana, dove il Governo locale invia i suoi coloni