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8 italiani all’estero

si mantenga inferiore a quella degli Stati di mediocre prosperità. E d’altronde, indipendentemente da ogni documentazione statistica, l’interesse altissimo del danaro in molte provincie; l’usura spietata nelle campagne, specie nel Mezzogiorno, stanno a rappresentare che il capitale è scarso tra noi, e sopratutto che manca la fiducia, per cui si esige sul mutuo un premio di assicurazione enorme.

Nè solo è scarso in Italia il capitale materiale; ma anche le altre condizioni morali ed intellettive che si richiedono per secondarne l’azione non abbondano; intendo dire lo spirito di iniziativa e di associazione, la buona fede nel commercio, la istruzione professionale, la cognizione delle migliori pratiche mercantili, delle lingue estere e via dicendo. Fattori tutti della produzione che non si possono mutare e rafforzare se non lentamente e i quali fan sì che, dato un certo equilibrio esistente fra i capitali e la mano d’opera, è vano sperare che all’improvviso si possa dar lavoro alle centinaia di migliaia di disoccupati.

Noi abbiamo, non giova dissimularcelo, una popolazione eccessivamente numerosa per i nostri mezzi economici. L’ultimo censimento ci assegna una media di 113 abitanti per km. quad.; mentre la Germania ne ha soli 97; 80 Austria; 72 la Francia; ed abbiamo un quoziente di nascite che è fra i più elevati in Europa, tantochè ogni anno l’eccedenza dei nati sui morti è di 300 a 350 mila; e vi fu un anno, il 1897, in cui l’eccedenza arrivò a 406.000; quasi la popolazione di una provincia che si è aggiunta, senza il territorio per mantenerla.

In queste condizioni inquietanti di accrescimento demografico l’emigrazione è dunque per l’Italia una necessità di salute sociale. Noi abbiam bisogno che partano 200 0 300 mila individui all’anno perchè possano trovar lavoro quelli che rimangono.

Certo non a torto molti si lagnano che parecchie regioni si vadano spopolando, a segno da render assai difficile la ricerca di lavoratori nelle stagioni delle semine e dei raccolti. E non è senza amarezza l’osservazione che i partenti sono in gran numero gli uomini di buona età, robusti, intelligenti, altrettante forze perdute per la produzione.

Ma non bisogna dimenticare d’altra parte che questi nostri emigranti, i quali, rimasti in patria sarebbero per tanta parte dell’anno disoccupati, mandano a casa somme ingenti di risparmi, che aiutano a sostener l’esistenza dei