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6 italiani all’estero

mato; tantochè, confronto ben fatto per impensierire, la sola Irlanda, spopolata dall’oppressione di classe e dalla fame, porge oggi una percentuale di emigranti più alta relativamente al numero dei suoi abitanti. Le varie regioni delle penisola concorrono in proporzione diversa nella corrente smisurata. Primeggia il Veneto, con 114.000 partiti, in buona parte, è vero, soltanto temporaneamente.

Seguono, per numeri assoluti, la Campania, la Calabria, la Sicilia, gli Abruzzi, la Basilicata, in alcune delle quali l’emigrazione, tutta permanente, ha da gran tempo oltrepassati, con rapporti annui costanti del 12, del 13, del 15, perfino del 16 per cento, quel limite massimo di normalità oltre il quale essa si trosforma in indice patologico inquietante di acuto malessere e di precipitoso dissolvimento sociale.

Non v’ha paese del globo in cui nuclei di italiani non si siano formati e non vivano compensando incessantemente col flusso dei nuovi arrivati i vuoti di una decimante snazionalizzazione.

A 4 milioni circa il Commissariato dell’Emigrazione fa ascendere il numero di questi nostri fratelli disseminati nel mondo; e vi sono paesi nei quali essi appaiono ormai piuttosto popolo che colonia.

Nella sola America, dove, nel 1881, gli italiani non arrivavano a 600 mila, ne troviam oggi 1.100.000 al Brasile, 620.000 nell’Argentina, 730.000 agli Stati Uniti, 100.000 nell’Uruguay, più di 50.000 nei minori Stati. In Europa essi sommano a più di 650.000, dei quali quasi 300.000 in Francia, forse 120.000 in Svizzera, 80.000 in Austria, 70.000 in Germania. Le terre mediterranee e levantine, piene ancora delle tradizioni dei nostri fasti marinareschi, si van saturando anch’esse con impressionante progressione. All’epoca dell’intervento inglese si contavano in Egitto 16.000 italiani; se ne noverarono nel 1901, 40.000. A Tunisi ve n’erano 11.000 prima della conquista; sono oggi 90.000 almeno.

38.000 ne vivono in Algeria; 25.000 in Turchia; parecchie migliaia nelle terre asiatiche, nell’Estremo Oriente, in Australasia. A ben pochi certo di quanti enumerano, comparandone l'importanza, le vecchie città della penisola, vien fatto di pensare che, oltre i monti e gli oceani, In mezzo a comunità straniere, l’elemento italiano abbia potuto raggrupparsi in agglomerazioni forse anche più numerose, per quanto casuali, inorganiche ed amorfe. E molti meravi-