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quella di piccoli commercianti e non di rado di abili artigiani o di fortunati speculatori.

E’ una inesorabile necessita economica che ha data la spinta a questa corrente. Fin dal 1891 il censimento del Natal dava presenti in quella sola colonia (dove i bianchi non eran che 42.759) non meno di 43.070 indu, buona parte dei quali era stata importata, con aiuto di sovvenzioni governative, per gli urgenti bisogni della pro- duzione zuccheriera, permanentemente travagliata dalla penuria di mano d’opera, causa l’avversione al lavoro delle popolazioni indi- gene.

Non mancavan fin d’allora tra questi stranieri molti individui che avevan saputo elevarsi notevolmente in condizione sociale, tra cui parecchi figuravan perfino fra i pit prosperi e facoltosi mercanti di Durban e di Pietermaritzburg. Ma cid non impediva che i sentimenti con cui il piccolo nucleo di bianchi considerava i loro progressi fossero tutt’altro che amichevoli, e si esprimessero in misure moralmente odiose ed offensive, quali quelle di rifiutare ogni contatto cogli indt di qualsiasi classe, assegnando loro scompartimenti appositi nelle fer- rovie, 0 di privarli degli stessi diritti politici di cui avrebber goduto in inghilterra (4).

Similé stato di cose non pud dirsi sostanzialmente mutato nel- Pultimo ventennio (2). Adolfo Rossi, percorrendo, nel dicembre del 1902, i possedimenti britannici sud-africani per riferire al Com- missariato dell’emigrazione circa il proposto invio di coloni italiani, Segnalava l’infiltrazione crescente degli elementi indt anche nello Stato del Capo, dove prima non ne esistevano, e riferiva sintomi caratteristici della tendenza ad importare mano d’opera di colore dall’India 0 dalla Cina (3). Ma é@ specialmente nel Natal che gli asia- tici si concentrano, mantenendo la loro preponderanza numerica sulla popolazione bianca e migliorando a poco a poco la loro condizione so- ciale col trasformarsi in commercianti e piccoli proprietari . Navi cari- che di coolies continuano ad approdare di quando in quando, per il co- Stante richiamo delle fiorenti industrie locali. Nd la tendenza ostile, che qui pure non manea di manifestarsi (4), @ riuscita finora ad otte-



(1) Cfr. Prerre Leroy Beautieu, Les nouvelles sociétés Anglo-Saxonnes, Parigi, 1897, pag. 380 e segg.

(2) Per gli anni anteriori al 1875, cfr. anche Drace, Le niigrazioni del lavoro, pag. 961.

(3) Cfr. “ Le questioni del lavoro nell’Africa del Sud » in Boll. emigr., 19038 n. 9, pagg. 31, 59, 70, 78, 94.

(4) Cfr, L. E. Neame, “ Oriental labor in South Africa » in Annals of American Academy of political and social science, XXXIV, 2, pag. 175 e segg.