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«In tutte le questioni di proposta ingerenza dello Stato rispetto all’immigrazione, qualunque possano essere le circostanze, vi è un altro fattore al quale, dopo tutto deve attribuirsi il debito peso, poichè è un fattore di grande importanza. Qualunque sistema di regolamentazione è per sè stesso un’invasione della libertà. Il visitare nei porti tutte le navi che arrivano, l'investigare i precedenti e tentar di analizzare le attitudini delle persone che sbarcano, l’impedir loro d’andare dove vogliono e stabilirsi fra noi se lo desiderano, lo stigmatizzare forse tutti gli appartenenti ad un popolo o ad una razza come indegni di sbarcar sulle nostre coste e di vivere in Mezzo a noi, tutto ciò deroga dal principio di libertà e dev’esser odioso a qualunque nazione che ritiene la libertà come un bene prezioso. È una considerazione che può talora mettersi in disparte per ragioni di forza maggiore, ma che ha però il suo valore e che deve quindi farei pretendere che si abbian chiare e sicure prove della necessita indispensabile della restrizione prima che ci decidiamo ad accoglierla.

« Rimane incontestabile ad ogni modo che, nell’incertezza continua che questo tema presenta, quando, dopo vagliate e discusse tutte le circostanze e i punti di vista, mane dubbio da che parte inclini la bilancia, allora si deve farla traboccare ponendo, contro alla tendenza alla restrizione, la ripugnanza a menomare la libertà personale.

« Perché, nelle questioni politiche, è almeno una sicura regola, se vi è un dubbio, l’errare di preferenza nel senso della maggiore libertà ».