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si vide negli Stati che già applicarono le pensioni di vecchiaia, dove si constatò con meraviglia il numero ingente di nullatenenti e di persone a carico della pubblica carità viventi nei « paradisi proletari » degli antipodi.

Nel 1904 il Leroy-Beaulieu riassumeva i risultati della politica sociale australiana nei seguenti punti:

1° Formazione nelle città principali d’una piccola aristocrazia operaia, imprevidente e spendereccia, ricevente i salari minimi legali, accanto ad un numero sempre più grande di disoccupati.

2° Nelle campagne, abbandono del lavoro per parte dei giornalieri, attratti dagli impieghi dello Stato e dei municipi; con conseguente crisi dell’industria agricola, e sopratutto armentizia.

3° Formidabile risveglio, in tutto il paese, del problema della disoccupazione e difficolta crescenti della pubblica assistenza.

4° Scoraggiamento generale dell’iniziativa privata.

5° Bancarotta finanziaria inevitabile.

A pochi anni di intervallo, e non ostante le favorevoli condizioni del mercato mondiale, negli ultimi tempi, rispetto a qualcuno dei principali prodotti australiani, le pessimistiche conclusioni non appaiono se non aggravate.

Se la sgangherata macchina ancora non si é violentemente sfasciata, lo si deve all’ambiente eccezionalissimo in cui l’esperimento si svolge. Non bisogna dimenticare che si tratta d’un paese nuovo, ricchissimo di doni naturali, di cui una parte può essere sfruttata

senza fatica; di un paese che non ha spese militari, godendo gratuitamente della protezione inglese; e che dispone di sconfinate estensioni di terre, la vendita delle quali fornisce all’erario dissestato una preziosa riserva. Ma il parassitismo sistematico presuppone l’esistenza di qualche cosa di vitale e di solido a cui appoggiarsi e da sfruttare; né può perpetuarsi indefinitamente un sistema che distrugge all’interno la ricchezza di cui vive, mentre si fa gioco all'estero del potere che lo protegge (1). La definizione di « società suicida » applicata alla democrazia oceanica da un suo recente stu



  1. (1) Notevole a tal proposito il monito dell’Economist: “ Non si può negare che l’Australia é virtualmente indipendente dal Regno Unito salvo in questo punto importante, che incombe al popolo britannico il pesante onere della protezione delle sue coste. Il più presto si porra nettamente all’Australia la questione di sapere se essa desidera di rimanere una porzione dell’impero britannico e accettar lealmente la responsabilità di tale posizione, il meglio sarà. La situazione attuale non torna ad onore dell’Australia, che non è salvata dalle conseguenze della sua imprudenza che dalla flotta di una protettrice di cui essa si fa gioco" .