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Parlando del sistema della « new protection » — che parve tanto inverosimile agli stessi suoi fautori da indurre il ministro proponente ad assicurare il Parlamento che si trattava d’un progetto serio — abbiamo illustrati i rapporti di logica interdipendenza correnti tra i decreti proibitivi del lavoro straniero e tutto il macchinoso edificio di misure coercitive con cui l’intervenzionismo australiano si è proposto di arrestare il gioco della domanda e dell’offerta, sostituendo le leggi umane alle leggi naturali.

Ben lungi dall’essere «senza dottrine», come la definiva Albert Mètin, la democrazia sociale oceanica è partita dal presupposto ben netto che la legge e non il perfezionamento indefinito della produzione potesse assicurare alle classi operaie il massimo guadagno col minimo sforzo; e dell’assoluto principio è venuta deducendo, con logica inflessibile, tutte le conseguenze, aggiungendo intervento ad intervento, per quella legge di progressione aggravatrice che si impone inevitabilmente sulla via dei metodi protezionistici.

Onde all’esclusione dei concorrenti asiatici e polinesiani era fatale seguisse quella degli europei; alla protezione doganale proibitiva la fissazione dei salari sul mercato interno; ed a questa le vessazioni alle navi estere approdanti ai porti e praticanti altre tariffe; al riconoscimento del diritto al lavoro con l'impiego dei disoccupati, la liberalità delle pensioni di vecchiaia; al sistematico scoraggiamento dell’iniziativa capitalistica, la dissimulata guerra al perfezionamento del macchinario; alla regolamentazione minutissima del lavoro il controllo e i calmieri sui prezzi delle merci; all’acquisto per parte del governo di prodotti a un prezzo superiore a quello di mercato, il pagamento ai disoccupati di altissimi salari per opere affatto improficue ; alle esenzioni tributarie estesissime ed alle spese ingenti richieste dal moltiplicarsi indefinito delle funzioni dello Stato, il ricorso sistematico all’espediente del debito, divenuto mezzo normale di buona finanza.

In una concatenazione di fenomeni cosi coerente ed organica sarebbe vana impresa tentar di sceverare gli effetti d’un provvedimento da quelli di tutti gli altri, per stabilire una specie di graduatoria nelle responsabilità. Legittimo appare però attribuirne una buona parte alle misure che costituiscono il punto di partenza e il presupposto necessario di tutte le altre; a quella esclusione cioè del lavoro straniero, senza la quale l’intero edificio, che sovr’essa essenzialmente riposa, non tarderebbe a sfasciarsi.

E le conseguenze che si osservano sono ben lontane dall’apparire confortevoli, confermando anzi punto per punto le previsioni che risultano dal più lementare ragionamento teorico. I dati della strut-