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I trasferimenti delle genti umane onde scaturisce l’opera immane della graduale messa in valore del globo non è se non l’inconscia manifestazione, nell’economia mondiale, di quella legge di coordinazione dei fattori produttivi che fu studiata, nell’economia individuale, col nome di legge delle proporzioni definite. La medesima importa che, « per ottenere un dato risultato utile, gli elementi della 3 produzione devono trovarsi in un determinato rapporto, o, in altre parole, che un risultato utile é in relazione con una determinata combinazione, qualitativa e quantitativa, degli elementi della produzione » (1). Ed è intuitiva l’applicazione che si può farne al problema dell’emigrazione. Abbiamo da un lato paesi di terre esuberanti al quantitativo della popolazione, dall’altra paesi ricchi di capitali e di lavoro più che non comportino le esigenze del campo d’impiego; i tre supremi fattori della produzione non sono dunque distribuiti, nei vari paesi, conformemente alla legge delle proporzioni definite, con notevole falcidia alla produzione di ogni singolo paese e quindi alla produzione mondiale. Ad eliminare tale violazione della legge, a redistribuire, nella complessa economia mondiale, i diversi fattori conformemente al principio delle proporzioni definite, altro rimedio non v’ha, di fronte all’immobilita della terra, che la migrazione dei capitali e dei lavoratori (2).

Ma se la mobilità dei primi può considerarsi teoricamente quasi perfetta, la fluidità della merce-lavoro incontra, come già osservammo, impedimenti o attriti molteplici. Tutto quanto concorre a diminuirli o sopprimerli aiuta alla realizzazione sempre più larga delle condizioni benefiche supposte dalla legge; tutto quanto tende ad aumentarli ostacola la graduale, spontanea attuazione d’un equilibrio economico più proficuo e più perfetto.

II protezionismo operaio che si studia di contrastare alle libere e esplicazioni d’una cosi naturale tendenza mira dunque a perpetuare, od almeno a rallentare, la scomparsa di uno stato di cose universalmente pernicioso.

La difettosa distribuzione della merce-lavoro nei differenti campi di impiego, mentre determina nei vecchi paesi pericolosi affollamenti, da luogo talora, nei nuovi, alle anomalie apparentemente più inesplicabili, quale, ad esempio, la coesistenza sovra uno stesso mercato (Australia) di abbondante capitale, di larghe ricchezze natu-



  1. (1) Cfr. G. VALENTI, Principii di scienza economica. Firenze, 1906, pag. 165 e segg.
  2. (2) Cfr., in proposito, M. FANNO, La colonizzazione, il movimento operaio e la questione sociale , in Riforma Sociale, 1907, 15 luglio. 4