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i lavoro straniero a buon mercato; e, due anni dopo, lo stesso partito prometteva rigida esecuzione e sensibile inasprimento degli articoli contro gli immigranti contrattuali; dal canto loro i democratici insi- stevan specialmente sull’esclusione dei gialli, sostenendo dover ap- plicarsi gli stessi criteri alla parte pil misera dell’esodo europeo. Ciò agevolmente si spiega pensando alla potenza elettorale formidabile dell’unionismo operaio, che ha fatto del problema la piattaforma pre- cipua delle proprie rivendicazioni.

Non passa anno invero senza che, in solenne congresso, |’Ame- rican federation of labor e i Knights of labor non chiedano ulteriori restrizioni; e non basterebbero molte pagine a trascrivere i nomi di tutte le organizzazioni minori che a pit riprese rivolsero domande analoghe al congresso o alle legislature locali, di cui parecchie, come recentissimamente l’assemblea dell’Ohio (1), formularono, in ordini del giorno vibratissimi, espliciti voti di nuove proibizioni (2). A tali forze aggiungendo quelle di quasi tutti gli enti d’assistenza filantro- pica, confessionali o laici, della Salvation army, di molte autorità religiose e di parecchi uffici pubblici, si avrà un pallido concetto della potenza di una corrente alla quale lo stesso presidente dell’ Unione, in messaggi del 1901, 1903 e 1905, giudicò conveniente prometter soddisfazione e rendere omaggio.

Se le deliberazioni del Congresso, pur accogliendo e consacrando il principio, rifuggirono finora dalle esagerazioni persecutrici che altri pretendono, lo si deve alle resistenze tenaci opposte da gruppi agguerriti ad una politica che forma una contraddizione stridente coi principi etici e giuridici su cui poggia la costituzione stessa del- l’ Unione.

In tre classi distingue l’Hall questi difensori della tradizione nazionale; e se le due prime — quella dei filantropi amici degli stra- nieri per spirito di universale fratellanza, e quella degli economist fedeli al laissez faire ed al principio della sopravvivenza del piu

adatto (3)— non gli incutono, in complesso, timori eccessivi, per la



  1. (1) 16 febbraio e 8 marzo 1909. Cfr. Boll. emigr., 1909, n. 6.
  2. (2) Nell’'ultimo rapporto della nostra ambasciata a Washington é ripetuta- mente denunziata la tenacia con cui le unioni insistono specialmente per l’inte- graleapplicazione della legge sul contract labor, e si ricorda che i due funzionari federali da cui pit direttamente dipendono i servizi dell’immigrazione, i signori Sargent e Powderly, furono entrambi capi unionisti. Cfr. Hmigrazione e colonie, vol. III, parte 3° (1909), pag. 154.
  3. (3) Tra gli scritti che trattan la questione da questo punto di vista economico cfr, E. Arxinson, “ Incaleulable room for immigrants , in Forum, volume xii), (maggio 1892), pag. 360 e segg.; G. F. Parxer “ What immigrants contribute to