Pagina:Prato - Censimenti e popolazione in Piemonte nei secoli XVI, XVII e XVIII - 1906.pdf/10

8 G. PRATO


Novara. Notava poi e integralmente trascriveva I’ Ottolenghi, come documento di vetustà eccezionalissima, la missiva 28 agosto 1621, con cui Carlo Ema- nuele I ordinava la generale consegna degli abitanti: riferendosi infine in massima parte, per le epoche più lontane, alle testimonianze degli amba- sciatori veneti, insufficientemente controllate in base ai dati di poche, fram- mentarie consegne locali,

Conclusioni e caleoli tanto congetturali tenderebbero a farci supporre che manchino documenti sicuri, da cui si possa ricavare, in questa materia, qualche men problematica notizia: e ci autorizzerebbero altresi ad incolpare l'amministrazione sabauda di poco encomiabile trascuranza nel verificare il numero dei suoi sudditi, anche in epoche in cui gli altri principi e le signorie italiane (Venezia per la prima) riconoscevano la singolare utilità di ordinarne generali, e talora periodici accertamenti.

Non senza meraviglia perciò chi si faccia a studiare la ingente e ine- splorata massa delle carte di materia economica degli Archivi piemontesi, e chi prenda a percorrere la serie sterminata degli editti, dei quali soltanto una parte si trova ordinata nella monumentale raccolta dei Borelli-Duboin, non tarda ad avvertire, anche in questo argomento, le traccie di un’ attività continua ed assai sollecita del potere centrale, la cui efficacia ci si rivela in documenti numerosi, quasi tutti, fino ad oggi, affatto inavvertiti ed ignoti.

La verità è che, se il Piemonte non può vantare, come i domini Veneti, una serie sistematica di ordinate, e, per alcuni periodi, regolari anagrafi, esso è però, tra le regioni italiane, una di quelle che offrono al cultore di questi studi un più copioso materiale, per quanto siasi finora asserito l’ op- posto da storici che si tennero paghi a ricopiare l'uno dall’altro le identiche inesattezze.

Onde dei provvedimenti attinenti a verifiche di popolazione e dei risultati che ottennero, non priva d’interesse riuscirà una sommaria rassegna: anche se, per i limiti di tempo e di luogo imposti alle nostre ricerche, risulterà ancora in molta parte manchevole ed incompleta un’indagine, la quale ri- chiederebbe larghe esplorazioni pur nei piccoli archivi locali, calcoli lunghi e complicati su ogni categoria di tributi, e sopratutto analisi eritiche minu- tissime sul valore assolutoe relativo dei dati raccolti, a renderne meno empirica la raffrontabilità.

La fonte più degna di considerazione per la ricerca della popolazione del medio evo e dei primi tempi dell’età moderna, é costituita, secondo giusta- mente osserva il Salvioni, dai registri delle imposte, i quali possono indicare il numero dei « fuochi », o quello delle « bocche ». E di tal natura ed origine sono infatti tutte le notizie che possediamo circa il numero di abitatori esi- stenti in Piemonte, dai pid antichi tempi fino a mezzo il secolo XVIII.