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ben vi rugge la vecchia ira dell’Etna
925ancora intorno; e, pellegrina eterna,
vi saluta la luna; e il sol vi guarda,
seme di prodi. E vi ha pur ier percossi
d’un divo raggio.
Ma infelici or siete,
come tutte le genti. E le pupille
930fiere e leggiadre delle vostre donne
han perduto la gioia, e nelle dolci
case il terror vi chiude, e fuor di quelle
vi balestra l’esiglio.
Ebben! per questo,
che mala signoria vi fa dolenti,
935il poeta, che a voi palpita e piange,
dal sepolcro del Tempo ha suscitato
la insigne larva deH’Imèra, a farvi
superbir, se il potea, dell’esser nati,
e di vivere al mondo anco in catene,
940se di tai padri siete.
Io so che il nume
de’ miei canti v’è caro. E anch’io del sangue
venni d’Ausonia, e nel cor vostro antico
batte il mio cor.
Deh, raccogliamci intorno
alle funebri fosse! ,
È gran dolcezza
945favellar cogli estinti, ai giorni amari,
e imparar l’arme e il senno, e, nelle notti
cosi meste d’Italia e così belle,
baciar l’ombre cognate e sollevarsi
nel magnifico ciel della Speranza.