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Forse, e soltanto, ai morti
50esser sereni è dato:
noi trae contrario fato,
sagaci indarno e forti.
Per mascherar suoi danni,
sereno ognun si vanta;
55ma il verme ha sotto i panni
sino in quel roseo di ch’ei ride e canta.
E il verme è l’intelletto,
che pensa e paragona;
è il cor, che non ragiona
60il suo diverso affetto;
è april, che discompare;
è il gel, che soprarriva.
Serena in questo mare
non è che l’onda che ci porta a riva.
65Anch’io, fanciul sereno,
partii, cantando maggio;
ma poi, lungo il viaggio,
mi prese il ladro al seno,
e mi lasciò si brullo
70al turbine e alla piova,
che il povero fanciullo
or si guarda allo specchio e non si trova.
Me incalza la bufera
s’io vado o s’io rimango,
75polve mi lorda e fango
da mattutino a sera:
felice, se talvolta
un’aiuoletta apparmi,
su cui sdraiar la molta
80dolorosa stanchezza e addormentarmi.