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XXVI
MONITI
Vade comes invenum: sed lectis auribus hauri |
Diversamente all’uom le tre sorelle
torcon, chiuse nell’aria, il fuso d’oro;
e la giornata, com’Esiodo canta,
una volta è matrigna, un’altra è madre.
5Tu, se stolto non sei, prendi da Giove
i beni e i mali; né indignarti in nulla,
né querelarti. È un servidor lo sdegno
orbo degli occhi, che follie consiglia,
e la vana querela una fantesca
10che di ciance indefesse empie la casa
né bada ad altro. Il debito a’ celesti
non indugiar; fa’ le giustizie; aiuta
il tuo vicin di tegolo: una mano
pulisce l’altra e due lavano il viso.
15Poi, chi sparge raccoglie. Onesta donna
scegli al tuo lare; e, pria di farlo, annusa
i parer della villa e spia guardingo
l’atrio ov’è nata. Coi fanciulli e i vecchi