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O fata bianca, come
un nevicato ramo,
dagli occhi e dalle chiome
piú bruni della tenebra,
80e dal soave nome in ch’io ti chiamo;
o Azzarelina, in pegno
dell’amor mio, ricevi
questo morente ingegno,
tu che puoi far continovi
85nel tuo magico regno i miei di brevi.
L’erbetta, ov’io m’ascondo,
so ch’è incantata anch’ella;
né vampa o furibondo
refolo o gel mortifica
90lo smeraldo giocondo in ch’è si bella.
So che, d’amor rapita,
in un perpetuo ballo
mi puoi mutar la vita
o su fra gli astri, o in nitide
95case di margherita e di corallo.
Sien acque, o stelle, o venti,
dove abitar degg’io,
per primo don m’assenti
il bacio tuo; per ultimo,
100dei rissosi viventi il pieno oblio.
Ascolta, Azzarelina:
la scienza è dolore,
la speranza è ruina,
la gloria è roseo nugolo,
105la bellezza è divina ombra d’un fiore.