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145Lá t’adorai. Nell’anima
piena dei di fuggiti
oli, quante volte apparvero
quei deserti siti!
E il bardo lor mi fece
150spesso obliar la prece,
e in vacua solitudine
pianger sul mio destin.
Ecco la quercia, e i candidi
fiori d’intorno sparti,
155dove sin oltre al fèretro,
caro, io giurai d’amarti.
Oli! se avess’io le piume,
ben volerci sul fiume,
per lá posarmi c chiudere
160della mia vita il fin! —
Col piè di foco il torbido
nume picchiò la terra.
La costernata, estatica,
tutta ad Isél s’aiTerra;
165e in paurose forme
un negro ponte enorme,
come balen, la livida
vorago accavalcò1.

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  1. Questa strofa è così in tutte le edizioni, senza la rima di ritornello nella strofa seguente. Si tratta, evidentemente, di una di quelle distrazioni, tutt'altro che difficili ad accadere in poeti abbondanti come il Prati [Ed.]