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tre notti il pianse e al quarto di fu spento!
Queste memorie nel guerrier feroce
fur come raggio # di morente sole
185nel procelloso Egeo. L’asta egli prese
e la biga tremenda e, con a fianco
Antimaco, quel giorno al pallid’Orco
mandò le teucre torme, a simiglianza
d’augelletti randagi, a cui sull’ale,
190nel capo, al cor la grandine percote.
A celebrar quel di, Iole, una teucra
giovinetta captiva, ai padiglioni
d’Antimaco inviò l’inclito Atride,
cospicuo dono; però che dal viso
195ella tradiva e dalle ambrosie forme
la intatta gloria del vimineo fiore.
Dentro un bosco di lauri, in capo al vallo,
l’avean predata i dolopi guerrieri
a un dardanio drappel, che cogli scudi
200illesa almen dalle saette argive
serbò la giovinetta. A lei d’intorno
i dieci difensori, un dopo l’altro,
cadder riversi, e gelida discese
sui fieri volti la funerea notte.
205Giacea ferito e non estinto un solo,
lppomeneo di Cromi, in Lidia nato,
Lidia nutrice della bionda spiga.
Ma Iole non sapea che a quella pugna
troppo tardi, l’infame ora imprecando,
210sopraggiunto egli fosse e, cogli uccisi
lá disperso fra sassi, a lui la Parca
sparmiato il tenebroso Èrebo avesse.
Di ciò nulla sapea, cosí di mente
l’avea tratta il terrore.
A contemplarla
215stava il guerriero, e, piú che alla corvina
chioma ondeggiante sulle nivee spalle,