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premer col ferro, o trucidar Polite,
o alcun altro cui pose Ecuba al sole,
20e udir con gioia il disperato pianto
delle nuore dell’Asia. Ecco la fiamma
che m’accende lo spirto. O capre imbelli,
a voi piace brucar mente odorose,
o, saltando pe’ sassi o in guado al fiume.
25mescer dolci battaglie. A me non giova
questa vita d’inezie avara e breve,
senza lume di gloria. Ah! se pareggia
coll’istinto il natale, io direi quasi
che da Béroe non nacqui, umile figlia
30delle selve d’Antracia, e non Tissandro
mi generò, del bimare Corinto
pescivendolo un tempo; o che un’arcana
virtú nell’aura di Larissa alberga
ch’anco ai non nati di Peléo gli eccelsi
35palpiti insegna e le superbe imprese.
E, se questo non è, dir mi bisogna
che un qualche iddio ricoverò notturno
nella capanna de’ miei padri... e il resto
succeduto è nell’ombra, ed io non sono
40quel che sembro ai pastor di questa valle.
Ma, qual che sia l’oscuritá dei casi,
io diman lascerò tibia e vincastro
e torrò l’arco e le saette. Ascolta,
re dei celesti, il mio disegno. Io voglio,
45anch’io, girmene a Troia, anch’io lanciarmi
contro i dardani in pugna e cercar l’ora
della mia fama o del funereo sonno. —
Mentr’ei cosí cantava, una possente
aquila in cerchio roteò la penna
50sugli alti pioppi, e balenar da manca
vide l’Olimpo.
— Ti ringrazio, o Giove:
quest’è l’augurio della mia fortuna. —
G Prati, Poesíe, ir.