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Di lá dall’ocèano
quel padre è tornato,
e indarno all’esanime
180la fossa ha baciato.
Di sé si martira,
la chiama e sospira;
ma l’urne non s’aprono
che al giorno dell’ira.
185Sognando i suoi talami,
rivien dalla guerra
l’amante, e lo aspettano
due zolle di terra.
Due zolle soltanto
190son cóltrice e manto
al viso dell’angelo
disfatto nel pianto.
Ma sovra quel cumulo
d’erbette innocenti
195soavi susurrano
le penne dei venti.
Sovr’esso la luna
piú mesta s’imbruna
qual madre che vigili,
200piangendo, a una cuna.
La notte, fra i margini
di via Chialamberto,
con fresche campánule
sul crine per serto,
205spezzato il riposo
del tumulo erboso,
si leva quell’anima,
chiamando lo sposo.