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LV
CICALA
Dentro i maggesi, nelle notti estive,
canta, col ventre in su, la cicaletta.
Lasciatela che canti: anch’ella vive,
e spende l’ora in ciò che le diletta.
A un po’ di cielo e a due campestri rive
ella fa il canto, povera e soletta;
ed una è forse delle antiche dive,
che pensa e i giorni del suo regno aspetta.
Lasciatela che canti ed accompagni
il pellegrin, che va sotto la luna,
quando il silenzio intorno è piú romito.
E, mentr’ella cosí sparge i suoi lagni,
pensate che a le Parche e a la Fortuna
è del par la cicala e l’infinito.
LVI
SENZA LUI
Fingi, qual brami, il tuo non visto Iddio;
ponlo in te, fuor di te, giudice austero
o mite padre: ei sol tregua al desio
dará, pace al dolor, lume al pensiero.
Cenere è il mondo senza lui; mistero
brutto la morte; la memoria oblio;
vii tripudio l’amor; favola il vero:
vanitá Tesser empio o Tesser pio.
Canta, Sanzio immortale; il paradiso
pingi, o divo Alighier; turbini e lampi
sfida, o Colombo, e poti’ su Tacque il piede;
apri, o fanciul, l’angelico tuo riso;
splendi, o stella del cielo, o fior de’campi;
e proclamate Iddio. Questa è la fede.