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XI

DESOLAZIONE

Squallidi boschi ove ne il falco stride,
sconfinate vallee nude d’armenti,
antri sonori per notturni venti,
solitarie voragini omicide;
balze ove il sole, intuii re, si asside,
profonditá di lividi torrenti,
paurosi pinacoli eminenti,
che mai camozza o cacciator non vide;
formidabi! deserto, ove par nato
lo spettro della morte e dell’oblio,
da perpetue procelle incoronato,
deserto senza pace e senza dio,
forse piú d’un ti visitò. Beato,
se qualche di non ti conobbi anch’io!

XII

GOETHE

Nella corte d’un principe tedesco
voi siete visso al tosco e all’antimonio,
uomo esperto in papiri e ghiotto al desco,
e mordace e sottil, come il demonio.
Con parola e pensier del doppio conio,
una vecchia follia rimessa a fresco,
d’Eschilo in manto e in giubba di Petronio,
piaceste al serio mondo, e piú al burlesco.
Ed ora, a sé pensando e al tempo gaio,
la notturna canzon del suo do’ore
canta la bella Ghita a l’arcolaio.
Ah! sin che l’arte cosí pianga o rida,
vivranno eterni il sogno e il sognatore,
come il falco e il Terrigena su l’Ida.