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Ma qui, sotto il rigido
50flagel dei bisogni,
col cor che s’abbevera
di tosco e di sogni,
indarno promessa,
sperduta ed oppressa,
55nei cenci dell’orfana,
che far di me stessa?
Ben posso racchiudermi
tra sacre pareti,
ma troppo mi piacciono
60quest’aure e i pianeti ;
e in chiostre di gelo,
traverso ad un velo,
che giovano i zeffiri
e gli astri del cielo?
65Ah! il meglio sarebbero
due ceri e una cassa.
Nei di delle lacrime
felice chi passa !
O Morte, o mia bella,
70mia dolce sorella,
deh ! vieni a far vedova
la stanca mia cella.
Ma pommi nel fèretro
quel fior d’oleandro,
75che pria di partirsene
m’ha dato il mio Sandro.
Piú cheti si muore
col fior dell’amore,
che, tristo, ma vergine,
80ci dorma sul core. —