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Del sol piú dolce è il raggio,
piú vivo ogni trastullo,
piú caldo ogni desio nel patrio loco.
Ripiglia i dì giocondi
175chi alle mie labbra vola:
ridono immensi mondi
chiusi nell’auia della mia parola.
Di prodi e di pastori
vedrai fortune, udrai leggende ignote.
180Mnemosine ti puote
ridar la luce dell’Olimpo e i fiori.

la forza


Bando alla cura acerba,
che in groppa ti cavalca,
e spregia i culti indegni e i tempi ladri.
185O anima superba,
dalla profana calca
esci e favella co’ vetusti padri.
Meglio che cianee vane,
odi il rumor del piombo
190tonante ai colli nell’irsuta fèra,
o in cima all’erte frane
de’ grigi falchi il rombo
e de’ frassini il fischio alla bufera.
Cresceano al cesto e all’arco
195dell’Atiica i garzoni,
poi sull’ellenio varco
pugnavan, con Tirteo, fatti leoni.
Il diro Ercole vedi,
che. schiavo inerte in molli abiti chiuso.
200scorda Erimanto, e il fuso
torce della ridente Onfale ai piedi.