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Ira di tempo o d’uomini
sperda il mio picciol nome;
e cosi manchi al povero
allòr delle mie chiome
165d’un tuo sorriso il ben:
se tu mi resti sola,
poco il destin m’invola!
Forse è piú giusto voto
cader sereno e ignoto
170che contristato e splendido
del vasto Nulla in sen.
Tu, ne’ pensosi vesperi,
quando piú l’alma impara,
leggi i miei carmi. E al profugo
175senza vederti, o cara,
se fia destin perir,
prega che almeno io possa,
cenere in poca fossa,
sull’antenoreo margine
180insiem co’ miei dormir.