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Anch’io, cedendo ai fascini
della miseria nostra,
picn di speranze olimpiche
75scesi in quell’ardua giostra;
ma, della lite al suon,
arsi in gentil dispetto,
e, pur con piaghe al petto,
tornato in solitudine,
80stanco ma salvo or son.
Cosi, talvolta, a sperdere
sogni e malie funeste,
pingo il tuo bel fantasima,
come si pinge e veste
85un cherubino in ciel.
Ride negli occhi lieti
la grazia dei pianeti ;
l’arco de’ labri spira
soffio d’eolia lira;
90danzi nell’aura, e piovono
ligustri sul tuo vel.
E se, in mirar, s’oscurano
le ciglia mie. tu piano
sulla commossa pálpebra
95cali la rosea mano
quell’ombra a dissipar,
o su’ tuoi labri cari
prendi i miei baci amari,
e, reclinata all’òmero,
100ti sento lacrimar.