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Vivi, amor mio, cogl’idoli
del tuo pensier. Simile,
nelle tue gioie, al zeffiro
che del beato aprile
45preda gli olezzi al crin,
e allegro li confonde
coll’aurea*luce e Tonde,
sin che alla notte ombrosa,
stanco di voi, riposa
50nell’odorato calice
di qualche gelsomin.
Poco ti calga intendere
di quest’arcana terra;
ma, quasi in tabernacolo,
55fanciulla mia, ti serra
negli umili pensier.
Misero chi qua scende
e troppe cose intende !
Piú casta e men terribile
60saggezza è il non saper.
Dentro un agón che strepita
d’infatigabil lite,
a conquistar si slanciano
le nostre ardenti vite
65fastidio e vanitá.
Sonar la giostra s’ode
d’una fuggiasca lode;
quindi silenzio ed ombra
vinti e vincenti ingombra ;
70ma cauti lo spettacolo
gli spettator non fa.