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III

A GENOVA

Varcando di notte i gioghi alla volta della città

     Il cocchio a stento la via guadagna,
fonda è la notte nella montagna;
     di tratto in tratto sparsa sull’erta
qualche casetta mezzo deserta
     5s’annuncia agli occhi del pellegrino
pel solo indizio d’un lumicino,
     che brilla e trema di mezzo al verde,
pallida stella, che poi si perde.
     Suonar non s’ode per l’ombre nere
10che il fischio acuto del carrettiere,
     o romor d’acque serrate e cupe
sotto la falda di qualche rupe,
     lá dove appena nei dí riarsi
cala il pastore per dissetarsi,
     15o in mezzo all’alghe bruna e soletta
stride alla luna la folaghetta.
     Che fu? Sull’orlo del mio cappello
passata è l’ala d’un vipistrello.
     Aimè, quest’ombra come è gelata!
20come è deserta questa vallata!
     Quanto silenzio pei muti calli
rotto dall’ugna dei due cavalli,
     che, a fiutar l’aria del bruno sito,
levan le nari con un nitrito.

G. PRATI, Poesie 6