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58 i - edmenegarda

l’insensato dolor. Fûr pochi istanti;
ma tremendi, ineffabili, nascosi
a umana idea. Traverso a quello spirto
605errava ancora un negro insuperabile
turbine di memorie e di pensieri.
Poi languiron le forze della vita;
e sui guanciali in un sopor profondo
piombò.
Da quel sopor chi ne la desta?
610chi la riscote?... Non è lui?... Lo guarda...
ma non è lui. Si risovvien di tutto.
Quegli un amico è di Leoni, e sorge:
— E’ dov’è — grida, — ditelo! Non monta:
lo sapea da gran tempo. Or via: parole,
615non sospiri; parole vi dimando!
Non mi fate morir!
— Egli vi lascia
per mia bocca un addio. Di perdonargli
i patiti dolori ei vi scongiura;
e cosí solo e povero veleggia
620verso la Francia! —
La misera donna
soffocò un urlo; e, rassegnata, al cielo
alzò le mani, e non avea parole
altre che queste:
— Il meritai! Doveva
esser cosí. Sotto il giudicio vostro
625io m’inchino, o Signor. Contro vi venni,
mal nata polve, e voi saliste in ira
e m’avete percossa...
Il meritai! —