l’insensato dolor. Fûr pochi istanti;
ma tremendi, ineffabili, nascosi
a umana idea. Traverso a quello spirto 605errava ancora un negro insuperabile
turbine di memorie e di pensieri.
Poi languiron le forze della vita;
e sui guanciali in un sopor profondo
piombò. Da quel sopor chi ne la desta? 610chi la riscote?... Non è lui?... Lo guarda...
ma non è lui. Si risovvien di tutto.
Quegli un amico è di Leoni, e sorge:
— E’ dov’è — grida, — ditelo! Non monta:
lo sapea da gran tempo. Or via: parole, 615non sospiri; parole vi dimando!
Non mi fate morir! — Egli vi lascia
per mia bocca un addio. Di perdonargli
i patiti dolori ei vi scongiura;
e cosí solo e povero veleggia 620verso la Francia! — La misera donna
soffocò un urlo; e, rassegnata, al cielo
alzò le mani, e non avea parole
altre che queste: — Il meritai! Doveva
esser cosí. Sotto il giudicio vostro 625io m’inchino, o Signor. Contro vi venni,
mal nata polve, e voi saliste in ira
e m’avete percossa... Il meritai! —