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canto quarto 45

guardavano il lor nido, allontanate
180dalla guerra del mondo.
Edmenegarda,
dopo lagrime lunghe, e procellose
preci, e torbide gioie, e rivocati
proponimenti, e divorar con fiero
sforzo quell’onda di martiri, e pace
185dimandar dalla morte, e sul futuro
spinger ratto la mente e poi ritrarla
impaurita, e desiar che tutte
precipitasser le create cose,
e due spiriti soli issero erranti
190sulle vaste ruine... alfin quetossi
la desolata e stanca in quel fallace
sonno d’amore.
O Amor! come trasmodi
nostra natura, e dentro v’intenèbri
la scintilla di Dio.
Velo d’inganni
195tesse prima il rimorso; e il cor s’avvede,
ma, pago d’ingannarsi, il cor non bada;
o, se vi bada, di badarvi ha sdegno;
e, poco a poco, il misero costume
rende l’inganno a veritá simile.
     200Come fu? Come avvenne?... Indarno il chiedi.
Stanco s’addorme il bambinel tra i fiori,
e si risveglia col velen nell’ossa.
     E cosí fu di lei, buona giá tanto!
Credette pria; poi dubitò; poi disse:
205— Non è ver, non è ver! Qual fede io ruppi?
Su quale altare io la giurai? Qual Dio
presiedette al mio giuro? Esser non puote
che un monarca sí grande oda ogni vano
bisbigliar de’ mortali. Un re sí giusto
210esser non può che a servitú condanni
questo fuoco d’amor, che da lui parte