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canto quarto 43

lieve pena costarti, io mille volte
vorrei morir! Ma tu... mi amerai sempre?
— Sin che il cor batterá. Deh cosí presto
120questa febbre mortal non mi consumi!
— Sei ben crudele, Edmenegarda!
— Oh ridi,
Leoni mio. Ma... cosí piena ho l’alma
di tanti sogni! Ed un di loro è bello;
e mi par che s’avveri ; e giá lo sento
125nell’esser teco!
— E lo sarai, diletta
compagna mia, nei dí dell’allegrezza,
lo sarai nel dolor!...
— Taci! Assopite
reminiscenze tu nel cor mi dèsti.
Non sono ancor molto lontani i tempi,
130ch’ei cosí mi parlava!...
— Or via, se m’ami,
tu déi lo spirto allontanar da queste
sconsolate memorie. Odi la brezza
che via pei flutti vagolando spira?
Vieni a goderla.
— Il tuo voler m’è caro,
135caro piú d’ogni ben che un dí mi avesse
potuto dar la terra! —
E lungamente
favellaron coi baci, entro la bruna
lor navicella errando.
In quella sera
fu giocondo spettacolo a vedersi
140agili gondolette, una sull’altra
scivolanti alla corsa, e un muover chiuso,
come di campo, e un dar vario ne’ remi,
e un urtar nelle prue con meditata
frode leggiadra, e poi tutte svagarsi,
145come nere isolette, in seno all’acque,
e seguitarle de’ nocchieri il canto.