— Alza la fronte,
ti consola, amor mio! Su quel feroce
si scagliarono tutti. E se anco l’ira
ti ferisse de’ tristi, io la divido 90con te, dolce amor mio! Tu la mia vita,
tu la mia gioia; tu di me possiedi
il giocondo avvenir. Come esser puote
se non giocondo?... Che ci cal di questa
cosí ampia terra? Anco in angusto asilo 95Amor compone il paradiso!... Io tanto
t’amerò e tanto, che potrai, lo spero,
dimenticare il doloroso sogno
del tuo passato! — Oh! mio Leoni... — Arresta.
Non turbarti, non piangere! E se d’uopo 100n’hai veramente, non badarmi; e piega
qui la tua testa, poveretta, e piangi!
Merto ben io che mi trafigga il dardo
de’ tuoi dolori ! — Edmenegarda il capo
riscosse alquanto, e con piú lunga stretta 105serrò Leoni tra le braccia: — Amico!
Vedi se i giorni del patir son giunti!
Io tel diceva!... Ma tu sempre meco
resterai, non è ver?... Tu questa mia
misera vita non vorrai coperta 110di piú dure vergogne. Io farò forza
per obliar, per non ti dar mai segno
che ti contristi. Ma, se tu mi vedi
sospirar qualche volta, oh! non dolerti,
te ne prego a man giunte... Io giá non penso 115che a’ miei poveri figli! — Angelo amato!
perché dirmi cosí? Pria che una sola