è colpa in me, ch’io vo’ punir. — Siffatti
son d’Arrigo i pensieri. E cerca ovunque 95disviarne la mente. Ecco; alla sua
leggiadra donna d’abbellirsi a festa
amabilmente impera. — Il gaio mondo
vola a’ teatri. Edmenegarda, altèro
fammi di te, tra tutte quante bella! 100Sentirai la virtú delle immortali
melodie di Rossini in bocca a questo
angelo ispano! Tutt’Europa ai canti
della Garcìa sospira. — Allegra accolse
e timida l’invito. Eran piú giorni 105che nol vedeva, consigliero a entrambi
il prudente timor. Forse tra’ mille
ritrovato coi destri occhi amorosi
quella sera l’avria. Quanta vaghezza
d’abiti e forme! e che tesor si spande 110di profumi e di luce, e che diffusa
e terribile e mesta onda di note
per la bella Fenice! Inni di gloria,
canti d’amor, selvagge ire dal petto
fulmina Otello, e solitario cade 115di Desdemona il pianto, e sotto i salci
freme l’arpa divina. Oh! chi non arde,
chi non gela a le lunghe e disperate
note d’amor, di gelosia, di morte?
Suonano le commosse aure di grida; 120palpita Arrigo; ed ella, in quei tumulti
soffocando il terror, giú nella folla
furtivamente il suo Leoni affisa,