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xiv - al mio futuro biografo 301



     Invido, ma alla fama
delle stupende imprese,
qual chi le ammira ed ama
se non le sa compir.
               85E, se talor mi prese
l’accidia della vita,
qualche virtú romita
la fece rifiorir.


     Biografo, di questo
90le tavolette incidi.
Poco m’importa il resto,
ma pur nol tacerò.
               Se giudicar t’affidi
le mie vergate carte,
95sappi dappria che l’arte
del cor le immaginò.


     Ella a’ dí lieti e foschi
le immaginò su’ fiumi,
per cieche valli, in boschi,
100sui monti, alle cittá;
               e, fin che la consumi
il suo celeste foco,
in ogni tempo e loco
are a suoi canti avrá.


     105Schietta e pensosa il manto
volle suo proprio. E gli occhi
mai di mentito pianto
né di vil riso armò.
               Rotte le trine e i fiocchi,
110onde lo stil s’ingerga,
i bossoli e la verga
de’ giocolier spregiò.