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20 i - edmenegarda

210d’Arrigo a canto procedea superba,
l’ondeggiar delle vele e il variato
gioco de’ raggi e il luccicar dell’acque
lietamente notando. Ai vaghi aspetti
era gelida adesso e di mirarli
215rifuggìa quasi. Nel leggiadro core
altre volte un desio caldo la punse
di visitar le insigni opre dell’arte
in compagnia d’Arrigo: or da gran tempo
non vedea quelle sale, e senza cura
220abbellìa la persona, e senza affetto
educava i suoi fiori.
— In che le spiacqui?
— talor diceasi Arrigo — e donde nasce
quel tormentoso infastidir di tutto?
quei rotti sonni? quel tremar talvolta
225nelle mie braccia? Oh che?... forse?... —
E dal bruno
fronte gocciava qualche fredda stilla.
Poi, ripensando alle celesti gioie
da Edmenegarda avute, e a quella tanta
vita d’amor pei figli, e a sé guardando,
230giovine e bello e da tanti anni amato,
con timida allegrezza, ebbe vergogna
di dubitar.
Né sì profondo infitta
gli restò come pria dentro al pensiero
una persecutrice ombra, che sempre,
235con la sua dolce Edmenegarda uscendo,
su’ lor passi incontrava.
— Oh l’importuno!
Che pretende costui? — proruppe un giorno
con la sua donna Arrigo.
— E che? vorresti
impedirgli la via? —
Si ricambiâro