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Erratissime le dizioni Doss di Trento, Dosso di Trento, Dos di Trento. La prima è del giornalista veneto Adalulfo Falconetti (anno 1867), che ha scritto il romanzo in tre volumi: „Il Doss di Trento“, l’ultima è del frate tirolese padre Albert Jäger (anno 1844). E ciò per la capitale ragione che il Dosso non è di Trento, ma il Dosso stesso è Trento, dosso-città, che si estese poi sull’altra sponda, — come dice la parola originale Dostrento (questa è infatti anche la pronuncia vera locale, decisiva: Dostrènt).
Perciò a dir giusto, ed anche a togliere ogni discrepanza nella discussione accademica di quelli che vorrebbero le due s per indicare il suono e quelli che ne vorrebbero una sola per ragioni ortografiche, appare scrivere unito: Dostrento. Scritto unito, non c’è più nessun dubbio che quelle tre consonanti in fila non ci stanno. Nella lingua italiana però si può tollerare per nomi di luogo il sussistere di anomalie come Rho, Thiene, Santhià, forse così anche Doss Trento (due s, in fine).
Non si tratta già di un’idea recente — quella di scrivere unito: Dostrento — , nè di un colpo di testa: anche nel forbitissimo Settecento vannettiano, quando qui si scriveva ben meglio che non durante l’involutismo linguistico, se non nazionale, dell’epoca austriaca, si scriveva: Dostrento. Vedere per esempio il Bonelli (anno 1765) nei „Monumenta“, volume III, parte II, pagina 12.
Guardate. Perciò stesso anche la grafia Pie’ di Castello e meno esatta Piè di Castello è andata in disuso abbastanza presto, anzi da qualche anno è già morta, per la moderna superstite Piedicastello; e ciò trattandosi di luogo più vivo, non sparito per tanto tempo come il Dostrento dalla vita e dalla coscienza pubblica.
Se non ci fosse già la vecchia e anche moderna, giusta grafia Dostrento, che c’è e si stampa da tanto tempo, si dovrebbe introdurre adesso per armonizzare coll’uso corrente italiano di unire a due a due certe parole formanti toponimi analoghi; ovunque in Italia: Montecristo, Monviso, Monferrato, Monsalvato, Montefiascone, Montelupo, Monselice, Montenegro, (italiano di „Cerna Gora“), Montalbano, Montenero, Montichiari, Montemerlo, Montenuovo, Montegrotto, Dossobuono, Acquapendente, Lungarno, Lungadige, Sanremo, Sampierdarena, Sanseverino, Carloforte, Casalbuttano, Bagnacavallo, Mirafiori, Courmayeur, Castelvetro, Capodistria, Rocciamelone, Battipaglia, Grottaferrata, Francofonte, Campoformio, Valtellina, Valdichiana, Valdarno, Castellamare, Crevalcore, Montecatini, Monsummano, Chiusaforte, Roccatagliata... Anche il nostro umile dialetto stesso trentino e quello nostro ladino (italianissimi pur essi, quant’altri mai, ed anche spesso sonanti e saporosissimi con reminiscenze di alta latinità) conoscono tali contrazioni corrispondenti anche all’effettivo modo di pronunciare, come Campolongo, Canfedìn, („campo delle pecore“, „fede“), Campomaggiore, Campofranco, Camtrentìn („campo trentino“), Livinallongo, Monclassico, Monreale, Montecroce, Montevaccino, Montepiana, Monmezzana, Valmorbia, Vallarsa, Vallasenella, Valsugana, Vallorsara, Ruffrè, Samoclevo (summus clivus), Predagolara („pietra aquilaria“), Pralongo, Pramaggiore, Villabassa, Castelbello, Riccomassimo, Transacqua, Pietrafessa, Pietralba, Selvapiana, Pedemonte, Dosnegro, Dosgrùm, Dosdiaser („dosso degli aceri“), Colbricon, Colfosco, Bellamonte, Pedemonte, Sottocastello, Trambilleno (intra ambos Lenos), Terlago, Sopramonte..; e il buon veneto vicinale: Campomolón, Camposampiero, Trebaséleghe.., e avanti per un bel po’.
Del resto scriva ognuno come vuole! Difatti lo fanno, in tutti i modi. Ci siamo soffermati sull’argomento, più che per il merito, per le causali che sono interessanti e piene di pensiero e di memorie. Presumere di far piacere a tutta la gente, non è possibile, anche se chi parla o scrive fosse l’arca di tutte le verità... Ma un parere è sempre utile, ed anche doveroso, se ci sono idee da esporre. Nè ritorneremo sull’argomento.
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