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sione che il luogo senza confronti deve aver fatto alle prime genti umane meravigliate, risalenti, dopo l’epoca glaciale, ad abitare la Valdadige: un gran „castello“ naturale lì bell’e pronto, elaborato e arrotondato dalle forze geologiche, posto proprio sul più favorevole groppo di confluenza delle valli, nella regione più e tutta montana, al centro del grande arco alpino, sul suo maggiore portone, il solco Adige-Brennero.

Il Dosso, destinato così a diventare una sede necessaria di città, somiglia stranamente a uno di quei ruderi di templi indocinesi su cui secoli d’abbandono han fatto concrescere una flora a mo’ di manto, con quei grandi strati orizzontali della sua formazione. Pare, è stato detto ancor nel Seicento da acuto osservatore „un edificio dell’arte, e a primo occhio diresti di veder un anfiteatro romano o Colosseo“. I contadini, più materiali, lo assomigliano ad una immane polenta!

Non c’è dubbio che la città col nome stesso di „Trento“ son legati per origini, anche per etimologia quindi in qualche modo, a questa suprema caratteristica ambientale cittadina inconfondibile.

La Trento attuale è una superfetazione, estesasi ampiamente sull’altra sponda, della primiera sua culla sorta su questo dosso e ai piedi meridionali di esso (Piedicastello, che fino a pochi anni fa scrivevasi ancóra Pié-di-Castello, Pie’ di Castello, essendo che sul Dosso era sorto un gran „castello“ o il Dosso stesso era riguardato, usufruito e chiamato come tale.

Dostrento, sprofondatosi dall’originaria altezza della vicina rupe di Sardagna secondo la visibile linea di frattura, deve la sua forma di pilastro ad un antico corso dell’Adige dell’epoca interglaciale, che l’ha isolato dal fianco della montagna.

Il fatto, anche per gente primitiva ignara di nozioni geologiche, poteva esser palese, così, all’ingrosso. Si dice anche oggi dal popolo che il Dosso „l’è cascà zó“ („è caduto giù“).


Il nome.

L’ultima interpretazione pervenutaci del nome „Trento“ (dovuta a ricerche d’un valente studioso concittadino) si riferirebbe proprio ad una certa radice comune a molte lingue indoeuropee, anche galliche, gaeliche, indicante „separazione“ e comparente per esempio in certi altri toponimi simili al toponimo „Trento“ esistenti nelle Isole britanniche. Così si risalirebbe all’epoca dell’occupazione gallica successa qui a

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