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insieme colla sua signora, l’unica figlia, miss Jenny, una fanciulla di dieciotto anni, un miracolo di virtù e di bellezza.
Oltre le ore dedicate alla lettura e ai commenti dei nostri poeti a fianco di miss Jenny, erano molte quelle che il giovane De Emma passava nelle sale da pranzo e di conversazione e in quella del bigliardo, invitato con sempre maggiore frequenza dal capitano che aveva preso stranamente ad amarlo. Il vecchio scorridore dell’Oceano prendeva un gusto da non dire udendo il professore leggere le terzine di Dante; mai, egli andava dicendo a chi voleva o a chi non voleva sentire, mai egli aveva meglio provato l’influenza dei versi... e notate che non capiva una sillaba di italiano! Bizzarria britanna!
Frequentando così assiduamente quella famiglia, obbediva egli ad un sentimento di cordialità, di gratitudine?
Tutti i colleghi che conoscevano quel giovane sempre pensieroso, sempre accigliato, il quale, — finite le ore dello studio non divideva cogli altri le lietissime dell’andarsene a zonzo, — che adocchiava, dalle vetrine dei librai, — le nuove edizioni, — nella attitudine di Adamo davanti al frutto proibito. — Tutti quei giovani inglesi lo guardarono, lo contemplarono, e finirono per ammirarlo.
L’idolo è custodito: ecco perchè i passi di De Emma furono seguiti da altri passi.
Quella frequenza contraria alle parche abitudini del giovane italiano, nella casa del vecchio capitano fece dire, dopo poco tempo, ad un primo.
— È innamorato di miss Jenny!
— È il suo amante, — ripetè il secondo.
— Quel vecchio babbeo!... osservò il terzo.