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il malanno, io attribuivo la sua agitazione al rimorso. Sedetti accanto al camino e tacqui.

La nostra attesa non fu lunga, Era scorso appena un quarto d’ora che Attilio comparve sull’uscio e mi disse:

— Vo a cercare il cavallo, mi accompagni? Aveva una ciera tanto buia che mi sgomentò. Fuori mi prese a braccetto.

— Dunque? domandai con viva ansietà.

— Cose gravi, caro mio; l’accusa del sindaco sarà falsa; però sussistono i motivi con cui ha voluto spiegarla.

E mi ripetè il colloquio con Don Luigi. Rimasti soli, Attilio, scusandosi con gli obblighi del proprio ufficio, gli avea rivolto questa domanda:

— Qualcuno pretende che sia corsa qualche relazione fra lei e una donna legata in qualche modo col defunto De Boni. È vero?

Don Luigi s’era turbato forte, e impallidendo subitamente, a capo basso, aveva risposto:

— È vero.

— Esiste un figlio di questa donna!

Legittimo?

No.

Sa lei.... che De Boni gliene attribuiva la paternità?

— Si.

— È vero che l’aveva minacciato di far delle rivelazioni in proposito?

— Sì.

— E.... queste rivelazioni lei le conosce?

— Sì.

— Sono esatte?